La Storia
Nelle pagine che seguono sono offerte al navigatore brevi cenni storici sulle origini di Montano Antilia. Il nome Montano in origine pare fosse Montana.
In periodo successivo tale nome Montana fu cambiato in Montano e successivamente fu definitivamente chiamato Montano Antilia.
Se è facilmente comprensibile il nome Montano per un paese che sorge a 760 metri sul livello del mare più incerta appare l’origine ed il significato dell’etimologia Antilia. L’ipotesi più probabile fa discendere tale denominazione di Antilia dall’unificazione di due parole greche: ante elios ossia avanti al sole.
Ed infatti Montano Antilia gode di una delle posizioni più belle e di uno dei panorami più gradevoli dell’intero territorio cilentano potendo ammirare, nelle limpidi giornate, gli incantevoli golfi di Palinuro da un lato e di Policastro dall’altro fino alla costa calabra.
Sempre con riferimento al termine Antilia si precisa che c’è una seconda corrente di pensiero che sostiene che il termine Antilia sia riferito ad un periodo crudele della sua storia.
Inoltre, l’insufficienza di documentazione, ci impedisce di stabilire con precisione “le origini” di Montano Antilia.
Le leggende e le tradizioni orali fanno risalire la nascita del paese alla dominazione romana sulle colonie della Magna Grecia. Si narra poi,che Montano Antilia fosse ubicato in una zona più a valle distrutta dalle incursioni Saracene.
Tale narrazione è avvalorata da ritrovamenti piuttosto recenti di reperti archeologici nella zona Piano Bombace sita ai margini del fiume Lambro di alcune stele funerarie e di un sarcofago in pietra. La narrazione di cui si diceva ha anche fondamenta per così dire scientifiche che trovano sostanza in una relazione fatta dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali di Salerno dell'anno 1985 dalla quale emerge la di sicura esistenza di una necropoli romana.
L’incubo ed il terrore dei Saraceni,durato sino al XIV sec.,facilitarono l’affermazione dei villaggi agricoli interni alla costa cilentana-calabra.
Abatemarco, Massicelle, Montano si formarono,sotto lo stimolo della Chiesa,come villaggi agricoli,atti allo sfruttamento del terreno (casalia).
Nel complesso sistema amministrativo fecero parte dello stato di Cuccaro che, a sua volta,era compreso nella Baronia di Novi. L’agricoltura e la pastorizia acquistarono le caratteristiche franche (dominazione Normanna),alle coltivazioni dell’ulivo,del lino e della vite si affiancarono le colture degli ortaggi,dei cereali,dei legumi e s’intensificarono le produzioni del castagno e dell’allevamento di suini.
I villaggi,considerati semplici proprietà,venivano gestiti di conseguenza:Il Guiscardo affermò con la fondazione dei monasteri Basiliani il principio politico di assorbire e non distruggere le abitudini e le tradizioni dei popoli conquistati. In questo periodo nacquero gli statuti,che si differenziavano da zona a zona, dovendo rispondere a diverse esigenze. Tali statuti venivano periodicamente approvati dal sovrano.
Le comunità, cioè il complesso dei cittadini senza distinzione di ceto,era alla base dell’ordinamento ed aveva la funzione di limitare i diritti e le competenze del feudatario e dello stato. Montano,come pure Abatemarco e Massicelle, sorsero come villaggi agricoli medioevali. Le loro caratteristiche sono in gran parte scomparse,ma molte,ad uno attento osservatore,sono ancora evidenti.
Le case terragne,le pagliare e le case di legno non esistono più,ma la struttura di base del paese permane:strade strette,case addossate le une alle altre,vicoletti larghi solo quanto basta per far passare un asino carico, la Chiesa al centro del paese stesso,ecc.ecc.. Gli edifici più importanti furono costruiti tra il XVIsec. E il XIX sec. Dei tre paesi facenti parte del comune (Montano Antilia, Abatemarco e Massicelle), e proprio al Capoluogo che si rinvengono ancora segni tangibili delle popolazioni ch lo hanno abitato.
Infatti a Montano Antilia sono riconoscibili, dall'occhio attento, simboli e stemmi riconducibili alle famiglie che ne avevano il dominio. I simboli e gli stemmi venivano incisi sui portoni affinché il popolo riconoscesse la casata e il suo valore. Infatti a Montano Antilia sono rinvenibili simboli che appartennero ai Pignatelli di Strangoli,ai Pignatelli di Napoli,ai Pitta,ai Manforte e ai Lettieri.
Alcune costruzioni mantengono esteriormente lo stile agricolo del 700 e sono una testimonianza di cultura e di vita,relativa ad una economia agricola. All’esterno si presentano come degli enormi scatoloni;all’interno sono dotati di tutti i “comforts”di una vita legata alla terra e i suoi prodotti. Lo spazio è ben diviso;al pian terreno bottai e cellai al nord,granai,legnaie,stalle e porcili a sud.
Ai piani superiori cucina,camere da letto,e le cosiddette camere di rappresentanza. Da tenere presente che tutte le costruzione sono state portate a termine in un lungo lasso di tempo ed hanno subito modifiche ed innovazioni corrispondenti ai tempi e ai bisogni.
Montano ha una caratteristica particolare:è circondato da chiese,(ai 4 punti cardinali). Alcune di queste cappelle sono da datare prima della Chiesa madre. Infatti Montano come villaggio agricolo si formò senza la Chiesa. Gli storici classificano questa universitas come villa a nucleo.
Da ricerche effettuate sul testo,”Storia di un feudo del mezzogiorno”,”La Baronia di Novi”(Ebner) si ricavano le seguenti notizie: Montano o Montana,faceva parte dello stato di Cuccaro unitamente alle frazioni Massicelle ed Abatemarco. Gli abitanti del tempo erano costretti a seppellire i propri morti a Cuccaro.
Gli abitanti si rivolsero ai Vescovi di Capaccio ed avanzarono la richiesta di costruire una Chiesa,vista la difficoltà di trasporto delle salme a causa della lontananza. La tanto sospirata autorizzazione avvenne nel 1466,quando Mons. Francesco Conti annunziò,agli eletti di Montano nella Abbazia di Pattano,l’avvenuta concessione.
L’esattezza di questa notizia è confermata da un decreto di Mons. Raymonti che richiama la consacrazione della Chiesa avvenuta il 25 luglio 1493; “Ecclesia est consacrata de anno 1493 die 25 mensis iulie pront apparet ex instrumentum antiquissimo”.
Ciò trova conferma anche in un inventario della Chiesa di S. Pietro di Cuccaro ,dal quale si rivela che nel 1478 Corrado Malleo,Vicario generale della diocesi di Capaccio,staccò con un decreto,ratificandola bolla del 1546 da Paolo III,Montano da Cuccaro e Massicelle.Precedentemente esisteva una cappella ubicata al centro dell’abitato dedicata a S.Nicola. Lì attualmente vi è la piazza S. Nicola.
Nei lavori di restauro sono stati rivenuti resti di scheletri umani di tempi molti antichi. La” pianta” di Montano può essere questa per quanto riguarda le posizioni delle cappelle: Nord : Cappella in onore di S. Anna; Ovest: Chiesa Madre in onore della Santissima Annunziata; Est: Chiesetta in San Sebastiano; Sud: Capella in onore di S. Antonio, Cappella in Onore della Madonna di Loreto-.
La Scala Santa per la sua struttura (nord-sud) è da considerarsi a se stante.Il patrono di Montano è S. Sebastiano,(come Protettore e compatrono è S. Montano). A S Sebastiano è dedicata una Chiesetta,risalente al 1500,molto semplice,tipico esempio di una architettura agricola. Anche se ha subito,nel tempo,continui lavori,ha conservato nella struttura e nell’esteriorità,lo stesso aspetto.
La tradizione orale ricorda che questa Chiesa è stata costruita in onore del Santo,in quanto,Montano colpito dalla peste,fu salvato per intercessione di questo Santo. La Chiesa Madre della SS Annunziata è stata costruita sulla struttura di un vecchio convento,caduto in crisi verso il 1300.
Lo storico Giovanni Passarelli di Napoli 1939/2009, nel suo libro “Tesori sotto l’intonaco-Storia di una chiesa e del suo restauro”,la descrive così:” Vista dall’esterno la costruzione non è bella né importante.
La struttura massiccia conserva l’essenzialità delle costruzioni agricole,non presentando alcun elemento architettonico di rilievo.
Il muro a nord (a sinistra)è lo stesso del vecchio convento,lo provano i numerosi residui di affreschi del XV sec.,rovinati dalla sovrapposizione di altra e la messa in opera della corrente elettrica.
Il “corridoio”creatosi tra i pilastri e il muro a sud,amplia il transetto e dà l’accesso ai locali che oggi sono adibiti in sagrestia. Si può notare la differenza di stili tra i pilastri,le cappelle votive le modifiche apportate sulla vecchia costruzione. Dalla pianta si rileva,che dove oggi,con l’ampliamento del transetto,è un altare,in origine doveva esserci un apertura che dava accesso alla loggia del portico”.
Riportiamo uno stralcio della stima eseguita dal capitano don Antonio Cafaro, “ingegnero”,di sua Maestà,nel 1660,per un apprezzo dello stato di Novi per ordine del consigliere don Diego Moles,presidente della Regia Camera. “Il casale di Montano tiene “la parrocchial chiesa sotto il titolo della SS Annunziata all’entrare di esso,di buona capacità,coperta a tetto con il soffitto e suo altare maggiore sopra il quale stà l’altro choro coverto con cupola e custodia del Santissimo,dietro del quale sta l’altro choro da una parte sono le cappelle sfondate e dall’altra l’altari solamente,dietro il choro è il campanile,si officia da un arciprete e da tre altri sacerdoti”.
Abbiamo voluto riportare questo pezzo della stima fatta da Cafaro per dare una data precisa e per evidenziare che la chiesa della SS Annunziata era già realizzata e che gli affreschi sono da datare dopo il 1660. Nei recenti lavori di restauro ci sono state altre sorprese. Il muro a nord-quello originale del vecchio convento-era tutto affrescato. Nella cupola furono effigiate l’Annunziata,S Montano, S. Michele,e S. Irene con al centro la colomba dello Spirito Santo. Nel locale del vecchio convento,adibito a sacrestia,era affrescata la Natività,tema inerente alla annunciazione.
I dipinti sono precedenti,del XV sec.,forse di Francesco Pagano. Sulla porta dell’atrio sono tre quadri, oggi completamente rovinati,che rappresentano; “la cacciata dei mercanti dal tempio,”il battesimo di Gesù”, “S. Vincenzo Ferrer”. Le cappelle “Gentilizie” (sul lato destro),ognuna appartenente a una famiglia nobile,conservano ancora sull’arcata gli stemmi di appartenenza. Altro monumento da visitare è la Scala Santa,fatta costruire in un luogo dove sostavano le “compagnie” che andavano in pellegrinaggio a piedi al monte Sacro(Gelbison) di Novi.
Simeone Nicola Monforte, da pellegrino con candela di cera accesa come guida, salì sul Calvario, ricco tesoro di indulgenze.
Munito di regio permesso, fu egregiamente Al marchese Antonio Cammarano fu concesso dallo Stato Pontificio il privilegio di erigere una Scala Santa per adempiere ad un voto.
La piccola cappella e’ stata costruita sul modello della Scala Santa di Roma, con una scalinata formata da ventotto scalini.
A coloro che visitano questa chiesetta, in special modo nei Venerdi di Quaresima e il Venerdi Santo, sono concesse le stesse indulgenze dispensate a coloro che visitano la Scala Santa di Roma. La costruzione è tipica del ‘600.
Fino a pochi anni fa sulla porta della cappella si leggeva chiaramente: sull’anta sinistra C.D. che significano Cammarano Donavit (tipica espressione del ‘600), e sulla destra A.D. MDCC.XX.VI (Anno Domini 1726). Oggi non e’ possibile piu’ leggere tutto questo dato che la porta è stata sostituita.
Sul frontespizio della porta, per ricordare la visita dell’Abate Monforte, c’e’ una lapide su cui e’ scritto in latino:
“ Sistite Naturales
Siste , viator, hic ad preces in nomine Deo
Simeoni Nicolai Abate Monforte ê duce
Auretusa cerad calvar ascensus indulgens
Thesauro ditatus regioque permissus munit
Aere prope fuit egrege costructus
R.S.A. MDCCLXXV ”
Fermatevi esseri creati
Viandante, fermati qui a pregare nel nome di Dio
l’Abate
costruito, con denaro proprio.
Ricordo Santo Anno 1775
Nota: in detto anno fu istituita La Scala Santa (Via Crucis) inaugurata dal citato Abate come risulta dall’epigrafe pietrosa (Anno Santo) con carattere piu’ festoso che penitenziale.
Sotto il Pontificato del Santo Papa Re Pio VI.